25.11.2014

Valencia On the Move – Una storia immaginata

25.11.2014

Valencia On the Move – Una storia immaginata

Ultimo appuntamento con Valencia on the move.
Alla fine di questo piccolo viaggio a Valencia, vi voglio raccontare di una storia immaginata.
Una domenica mattina ho attraversato l’intero letto del fiume Turia in bicicletta. È stato strano scivolare lì dove un tempo scorreva il fiume, gironzolare tra gli alberi con le radici esterne e intrecciate, osservare il ritmo rilassato del giorno di festa,rimanere stupiti dell’intervento dell’uomo sulla natura.
Il ritmo della mia pedalata è stato un continuo alternarsi tra la velocità, indotta dalla voglia di libertà e assicurata dal vento sul viso, e la lentezza, imposta dalla curiosità e dall’effetto benefico di allungare il collo verso il tepore del sole.
Sono scivolata sotto i tanti ponti che attraversano quel che resta del fiume fino all’arrivo sotto il ponte dell’esposizione. Qui sono stata letteralmente catturata dalla luce intensa e dalle ombre nette, delineate ma armoniose. Ombre che evocano il paesaggio, lasciano subito intendere la presenza del ponte, te lo lasciano immaginare, prima ancora di alzare lo sguardo. Ombre che ne sono parte anche quando lo sguardo lo ricompone nel suo insieme.

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Mi sono fermata, ho lasciato la bicicletta in bilico sul cavalletto e mi sono seduta a guardare la vita che popola il ponte di domenica mattina. Ho gironzolato su ogni lato, sopra e sotto, ho osservato ed ho provato ad immaginare la vita degli altri.
La signora con i capelli raccolti ,con gli occhiali scuri,dal passo lento ed insicuro. Mi sono chiesta se la necessità di fumare quella sigaretta alle nove del mattino dipendesse da una banale dipendenza oppure dalla necessità di stemperare una tensione. Soprattutto mi sono chiesta se andasse da qualche parte oppure se stesse rientrando a casa.

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Nel frattempo, da un lato del ponte, si alzano le urla dei bambini impegnati in un allenamento di calcio. La vitalità, l’allegria e l’impegno di piccoletti sotto il metro e mezzo avranno forse compensato l’alzataccia di domenica mattina da parte dei genitori.

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Dalla pancia del ponte, spuntano due puntini bianchi, in lontananza.

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Due puntini che avanzano all’unisono senza tener conto della presenza degli altri, con passi perfettamente sincroni, che rilasciano lo stesso identico rumore enfatizzato dal vuoto creato dal ponte. Sembrava una marcia provata mille volte per seguire una linea definita da cui è indispensabile non allontanarsi.
Ho tentato di immaginare che tipo di legame ci fosse tra i due. All’inizio ho pensato ad un anziano e la sua badante. Ma una incredibile armonia suggeriva altro. La complicità nella stessa cadenza di passo,nell’indossare gli stessi vestiti, le stesse scarpe, la scelta del bianco. Lo sguardo perso di lui e lo sguardo in avanti di lei, quasi a fargli da guida. Tutto questa simmetria mi ha convinta dell’esistenza di una parentela stretta. La complicità di un padre e di una figlia che non potendo più parlare restano l’uno accanto all’altro legati dallo stesso ritmo,da un percorso da fare senza interruzioni, senza deviazioni,come se quella linearità aiutasse a mettere a fuoco quello sguardo perso nel vuoto.

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La fotografia mi piace anche perché permette di raccontare storie vere o anche solo immaginate, questa storia l’ho immaginata in bianco e nero sin dal primo istante e così ve la restituisco.
Finisce qui il mio mese di Novembre sul Blog di Manfrotto, spero vi sia piaciuto. Se siete capitati qui solo oggi le puntate precedenti di Valencia on the move, le trovate qui, qui e qui.

Bianca Spina

Mi chiamo Bianca sono napoletana ma vivo a Roma. Blogger con dei grandi occhiali rossi, sono di natura Curiosa, Distratta e Timida.  Amo i colori, camminare e scattare fotografie, subisco il fascino ineluttabile della gentilezza e del sorriso, è piuttosto facile che arrossisca.

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