23.12.2013

IL LINGUAGGIO DEL CORPO

23.12.2013

IL LINGUAGGIO DEL CORPO

Mi soffermo spesso ad osservare le persone, soprattutto quelle più vicine a me. Le guardo mentre si muovono, osservo il loro gesticolare e le loro espressioni.
Un linguaggio non verbale, quello del corpo, che mi ha sempre affascinata e che spesso racconta molto di più e in maniera più forte e chiara dell’essenza della persona stessa.
Le azioni che compiamo, i gesti che ci accompagnano ogni giorno, sono per me una sorta di segno distintivo, una carta d’identità quasi, che ha il potere di raccontare molto di più e nascondere molto meno. Il linguaggio del corpo è essenzialmente universale, ma i gesti si evolvono con l’età e in seguito alle esperienze vissute. E se è vero che abbiamo migliaia di gesti comuni è anche vero che il modo in cui li eseguiamo è solo nostro. C’è quell’angolazione della mano, oppure quel sopracciglio alzato, un sorriso un po’ storto, quel buffo modo di saltare.
Cercare di fissare un’azione in una foto è stato per me abbastanza complicato, perché il gesto doveva rispecchiare ciò che io vedevo e allo stesso tempo raccontare la personalità della figura ritratta.
Più cercavo di fermarli più i gesti mi sfuggivano. Evidentemente dovevo trovare il mio modo per fermare nello scatto l’emozione narrata attraverso i corpi in movimento. Non potevo far compiere di proposito il gesto alla persona, non riuscivo ad ottenere un risultato naturale e quindi, puff!, non raccontavo più nulla. Il mio “metodo” non poteva essere la messa in posa!
Devo dire che nella mia ricerca mi ha ispirato moltissimo il lavoro di Simone Bramante (Brahmino instagram.com/brahmino), il suo modo di raccontare storie attraverso le persone che ritrae, sempre sospese in un mondo a metà fra l’onirico ed il reale. Una realtà dalla superficie sempre leggermente increspata, mossa, a lasciar trasparire un mondo interiore capace di affiancarsi al soggetto ed aiutarlo nella narrazione.
Sono molto lontana da quel tipo di racconto pieno ma, per caso, come molto spesso accade, sono riuscita finalmente nel mio intento. Ed è il “per caso” la chiave di tutto, per me almeno. Non è un colpo di fortuna, ma non è neanche una ricerca dello scatto. Richiede una minuziosa osservazione e la prontezza di fermare l’attimo giusto.
Ed ecco allora una lezione di “salto al riflesso” con tentativo poi in “solitaria”! La testa inclinata nello sforzo di imparare mi racconta la sua ostinazione e il suo bisogno di ripetere quel gesto da solo per renderlo definitivamente suo.

Dopo questa, del tutto inaspettata, intuizione ho continuato a scattare cercando di fermare momenti attraverso i gesti. L’intento era quello di raccontare il rapporto o l’emozione dell’attimo vissuto attraverso le azioni degli attori protagonisti. La spensieratezza di una corsa sulla sabbia. O ancora, la felicità dell’attimo in cui, dopo aver costruito un razzo artigianale, si cerca di raggiungere il cielo (in fondo era quello per cui era stato costruito, no?).

A guardare bene ci sono vere e proprie conversazioni mute, che si svolgono completamente senza parole e solo e soltanto attraverso i gesti compiuti.
Simboli condivisi, segnali da captare e interpretare per poi rispondere nella stessa lingua, fatta di piccole azioni quotidiane. Mi piace osservare questi giochi. Che poi giochi sono solo in apparenza e che in realtà fanno parte di un dialogo che si evolve nell’arco del tempo, come la nostra stessa gestualità. Un modo per farci comprendere al di là di un‘espressione verbale troppo spesso fraintendibile.

Cinzia Bolognesi – graphic designer and illustrator

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