27.01.2014

Il Racconto

27.01.2014

Il Racconto

Negli anni ’30 la Leica ha rivoluzionato il mondo della fotografia, portando l’utilizzo e lo scatto alla mobilità, cambiando radicalmente la visione del mondo nelle foto scattate, apportando qualcosa di prezioso ancora oggi. Il Racconto.

La fotografia mobile ha ulteriormente modificato l’approccio alla fotografia, creando ancora una volta un linguaggio fotografico differente dai precedenti. La strada è tracciata, si intravede, oggi, ciò che ci porterà alla fotografia “wearable”, ovvero all’integrare l’otturatore ai movimenti naturali del nostro corpo (che cambierà per la quarta volta il nostro modo di vedere il mondo).

Il racconto è forse uno degli elementi meno immediati in questo tipo di espressione, quello che necessita di maggior progettualità (non essendo un fotoreporter), soprattutto su una piattaforma come Instagram, nata dal concetto di condivisione istantanea della propria quotidianità.

Personalmente, nel corso degli anni, ho preferito dare più spazio ad un determinato pensiero e condividerlo in rete, lasciando meno importanza all’istantaneità del momento vissuto.

Coinvolgere le persone che mi seguono, con un filo logico, attraverso la fotografia e le parole che spiegassero il perché di quella foto, il significato di un ritratto (si, il ritratto è la mia forma preferita) dentro una linea temporale, quindi il contesto.

Questa esigenza, che trovo sempre più frequentemente su Instagram e non solo (vedi piattaforme come Exposure), mi ha portato dal 2013 a incontrare sempre più persone, con lo scopo di condividere non solo online, ma soprattutto offline, attraverso le luci, le parole pronunciate, sulla pelle, emozioni ed esperienze. Perché questo è uno dei fattori che trovo innovativi della fotografia mobile applicata a piattaforme social come Instagram: la condivisione di esperienze di vita, tra fotografi.

Amando profondamente il ritratto, mi è stato semplice ritrarre volti di esseri umani conosciuti online, apprezzati attraverso la loro interpretazione fotografica e passare con loro un pomeriggio o qualche giorno. Di recente non posso non pensare alla mia breve esperienza a Los Angeles.

Seguivo già da qualche mese alcuni fotografi dell’area chiamata SoCal (South California) e attraverso Instagram più di una volta abbiamo scambiato parole di stima reciproca, per cui, nei giorni in cui sono rimasto per lavoro a Los Angeles, ho avuto facilmente la possibilità di incontrare alcuni di loro, purtroppo non tutti, come Ravi Vora, (nella foto qui sopra) che mi ha portato a mangiare sushi con altri ragazzi che non conoscevo, come Adonis, ma che neanche Ravi conosceva di persona. Credo che seduti a quel tavolo tutti avessero lo stesso valore in comune: la curiosità.

Ed è la normalità, in quelle zone, condividere brevi esperienze di esplorazioni, spesso all’alba, prima che il mondo si svegli. E che la luce cambi, in pochi minuti, perdendo quella nitidezza tagliente tipica di quegli attimi del giorno.

Ma il tema si fa interessante, a mio avviso, quando questo approccio all’esperienza condivisa (e poterne tirare fuori un racconto, il racconto del proprio vissuto) viene naturale non tanto nei viaggi in terre lontane, quanto nella propria quotidianità. Non è forse la quotidianità il viaggio più lungo, quello dal quale non si dovrebbe scappare?

Raccontare anche solo pochi giorni, attraverso i ritratti delle persone incontrate, dei luoghi esplorati e delle sensazioni provate, credo sia uno degli aspetti più interessanti della fotografia, della fotografia mobile e della fotografia su Instagram, oggi.

Non è cosa frequente in Italia, neanche tra le nuove generazioni (di cui non faccio parte), incontrare persone sconosciute perché le si apprezza per la loro fotografia. Avere la fotografia come valore, come senso di appartenenza, credo sia meraviglioso, chè ti spinge ad uscire, non solo di casa, ma anche dai propri confini, dalla propria area di comfort.

Simone Bramante // Brahmino
Storytelling, first.
Digital Creative Director / Photographer

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