08.12.2014

Dal deserto all’oceano. Next stop: Marocco

08.12.2014

Dal deserto all’oceano. Next stop: Marocco

200 km verso sud, da Marrakech a Legzira. Un viaggio che inizia con un tè alla menta in Piazza Jemaa el Fna e termina con un succo d’arancia in riva all’oceano. In sottofondo, sempre, un ‘insciallah’ e il richiamo alla preghiera del muezzin.

Marrakech, la città che da una parte corre e mercanteggia, dall’altra si ferma e prega.

Piazza Jemaa el Fna è la sua anima, unione perfetta di suk e street food, cantastorie con galline sul capo e turisti con reflex al collo. Lascia la Lonely Planet in valigia e vivila seguendo il suo ritmo.

Di giorno perditi nella medina e destreggiati fra incantatori di serpenti e venditori di ogni genere e sorta, goditi il tramonto con un tè tra la mani e aspetta il lento affollarsi della Piazza mangiando zuppe e spiedini di carne sulle panche di Aicha (bancarella sul podio di Tripadvisor). Ti abituerai a camminare in una nube di fumo d’arrosto e ti piacerà.

In Marocco ho scoperto l’amore per le istantanee, la voglia di fermarmi e aspettare lo scatto spontaneo e naturale. Nessuna regola, solo tempo e fortuna nel trovare il soggetto che ci piace.

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Via dell’argan. Terra ocra, villaggi polverosi, capre sugli alberi e cooperative al femminile. Dopo un’inevitabile pausa shopping-contrattazione all’insegna dell’olio marocchino, si arriva ad Essaouira. Chi cerca mare, vicoli bianchi e porte azzurre non potrà non amarla; conquista con la Qasba e l’ormai abbandonato quartiere ebraico, con gli uomini in strada che lavorano all’uncinetto, con una busta di ceci tostati e una birra Special pagata 10 dine.

L’esperienza ‘strong’ va cercata al mercato del pesce, tripudio di gabbiani, murene giganti, donne in burqua che tagliuzzano, pescherecci che arrivano, altri che vanno. Dimenticatevi un attimo il convenzionale significato della parola ‘ristorante’, dopodichè tra un gabbiano e un rombo cercate un tavolo e fatevi servire del pesce appena pescato. Non chiedetevi nulla, mangiate e rimandate al vostro ritorno in Italia domande del tipo “dove e come lo cucinano?”

Nelle foto scattate ad Essaouira mi sono concentrata sui contrasti: accostare colori differenti come il bianco e il nero, aiuta a creare foto d’impatto che risaltino all’occhio di chi le osserva.

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In auto verso Taroudant, la  ‘piccola Marrakech’ circondata dai frutteti. Mura merlate, bastioni in argilla, piazze piene e suk caotici: giovane, vivace e accogliente, eccola qui.

Nel cuore della Medina si trova Benyara, sintesi della riad perfetta; ad accogliervi, con indimenticabili baghrir fatti in casa e cene in famiglia sulle note di Bob Marley, il grande Mustapha.

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Assolutamente consigliato il pranzo in tenda a base di insalata e tajine nella verdissima oasi di Tiout, a 30 km da Taroudant. Enormi palmeti, grandissime distese di grano, lunghissimi ruscelli:  tutto troppo grande per essere contenuto in un’immagine. Che fare? La soluzione può essere quella di concentrare l’attenzione su un dettaglio, raccontando in una nuova prospettiva e lasciando spazio all’immaginazione.

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Il viaggio continua a Tafraout, il paese delle babouches che ricorda la Bedrock dei Flinstones. Siamo a 1000 metri, circondati da enormi montagne di granito rosa che verso sera riflettono il loro colore su ogni singolo centimentro della città, regalando un indimenticabile tramonto total pink.

Gli elementi imprescindibili per far scoccare la scintilla sono: una panchina nella piazzetta centrale, gli arachidi zuccherati e il tramonto da una delle rocce che circondano l’hotel Les Amandiers. Pranzo o cena a 6 democratici euro da Le Marrakech (128 Rue Ennahda), il ristorante che mi ha regalato l’harira (zuppa marocchina) e la tajine migliori del viaggio.

A pochissimi km da Tafraout sosta nel paradisiaco palmeto della Vallee d’Ait Mansour e alle Painte Rocks,  le 12 enormi ‘rocce blu’ dell’artista francese Jean Véram tinte con 19 tonnellate di vernice.

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Next stop: Tiznit. Ci si arriva percorrendo la R104, una delle strade più spettacolari del Marocco: pietra, palmeti, mandorli in fiore e interi villaggi incastonati nelle montagne. Capitale dell’argento, è un susseguirsi di uomini in burnus, donne velate e mani che lavorano accessori berberi; una passeggiata entro i 7 km di mura, una ‘merenda’ a base di hamburger, patatine e Coca Cola in un barettino di Place Mechouar (totale 2.50 euro) e una fetta di torta nel cuore della Medina sul terrazzo del Riad Le Lieu vi riappacificheranno con il mondo.

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Le montagne cedono il testimone all’oceano. Il deserto si sente, è vicino, ma qui siamo nel regno di acqua, vento e surfisti: ecco Mirleft, un piccolissimo villaggio in cui regna la pace più assoluta. Il consiglio: se non l’avete mai fatto cimentatevi in una lezione di surf.

A pochissimi km la tappa finale di questo viaggio nel sud del Marocco, Plage Legzira, meta di artisti in cerca di ispirazione. Il perché è semplice: immaginate una spiaggia chilometrica, spesso deserta, con una leggera foschia alzata dalle onde e un’incredibile architettura naturale fatta da tre archi di pietra rossa. Ispirazione allo stato puro.

Il protagonista non può che essere lui, l’oceano, ma quando fotografo l’acqua scelgo spesso di costruire la composizione introducendo elementi che la rendano interessante.

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Roberta Longo

Mi chiamo Roberta, nasco, vivo e forse resterò per sempre nella mia amata Puglia. Giornalista e travel blogger, nel 2010 ho fondato www.infoturismiamoci.com, un diario di viaggi e pensieri caratterizzati da una sana e pungente dose di ironia. Amante dei viaggi fuori dalle solite rotte, dello street food e del mare d’inverno, non potrei mai rinuciare a una mostra di Robert Capa, a un viaggio in Medio Oriente e all’oroscopo di Brezsny.

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