19.01.2015

Patong Beach e i Seafood Restaurant

19.01.2015

Patong Beach e i Seafood Restaurant

Non sono mai stata a Ibiza, né a Rimini in estate, ma se devo immaginare un luogo che possa farvi comprendere cosa è Patong Beach, nel distretto di Phuket, a sud della Thailandia, pensate a un mix tra i due, unito a un’offerta infinita di locali notturni, divertimento sopra le righe, e turisti in cerca di relax chiassoso.
Per me, praticamente, un inferno: la mia idea di benessere segue altre direttrici, più silenziose, diurne, esplorative. Per stare bene a Patong, ho provato a sospendere il giudizio, e abbandonare il più possibile le pretese di stare bene secondo i miei personali, e rigidi, parametri: ha funzionato, come dimostra la storia che sto per raccontarvi.
Patong Beach pullula di seafood restaurant: tavoli e sedie di plastica, tovagliette di carta, menu unti, e vasche di pesci pronti per essere scelti e cucinati. Una via di mezzo tra la sagra del gambero e un campeggio mangereccio circondato da crostacei. Un’umanità varia, popolare. Il dubbio che ci sia vera qualità è alto, ma, cosa dicevamo? Occorre affidarsi a quello che la strada ci offre, e oggi ho deciso di affidare la mia sorte a un cameriere con delle antenne in testa: lui, o lei in realtà.

CAMERIERE ANTENNE

Il gestore del locale, Toni, è un famoso omosessuale  di Patong: camicia aperta, collana vistosa, parla diverse lingue e sta fuori dal locale controllando che vada tutto bene. Tutti i camerieri sono transessuali, vestiti in rosso Natale, in abiti più o meno succinti o con accessori stravaganti. Nessuno sembra farci caso, nemmeno il bambino della foto che guarda il menu e nient’altro. Sullo sfondo palloncini e festoni, le foto dei principali piatti del menu, famiglie, coppie, single. Ho sospeso il giudizio anche per le foto, e mi sono lasciata guidare da un solo principio: prendi quello scorre davanti a te. In questi casi è utile impostare lo scatto veloce in modo da cogliere davvero l’attimo.
Come qui, dove un anziano signore sta scegliendo la sua cena, aiutata da una ragazza bellissima: l’unico appetito che ho avvertito era quello di pancia, e non solo perché sono una ragazza naif. A Patong i costumi sessuali sono piuttosto liberi, e questo genera anche un’inusuale normalizzazione della pruderie: quello che c’è di carnale vive all’aperto e viene offerto a tutti, così da essere talmente assorbito dai turisti che dopo il terzo giorno un branzino vivo suscita più attenzione di una schiena nuda. Con la macchina fotografica, ho scelto di rimanere al livello dei tavoli, componendo un’immagine in cui esplode tutta la normalità di questa situazione.

ANZIANO CHE CENA

Nei ristoranti di seafood il pesce lo scegliete voi: all’ingresso del locale pesci e crostacei (questi ultimi sempre vivi) nuotano o camminano in vasconi di plastica, così che puoi guardare negli occhi la tua cena prima di assaporarla. Come queste splendidi astici blu, formato famiglia numerosa, con delle antenne vivaci e dei colori brillanti. Nella foto le ho lasciate al centro, aprendo il diaframma in modo da far risultare a fuoco loro e lasciando sullo sfondo i granchi e i gamberoni.

ASTICE

La mia scelta è ricaduta su dei gamberi: le vasche sono usurate, stracolme, pronte per essere riempite ciclicamente. Ho scelto loro perché amo succhiarne la testa, e in questa foto è evidente come il contenuto sia promettente.

gamberi vasche

Reduce da giorni di salse e spezie, ho chiesto che i gamberi venissero semplicemente arrostiti: ho atteso circa 15 minuti, mentre sorseggiavo una birra e osservavo i tavoli degli altri. L’umanità dei seafood scorreva chiacchiereccia: più si faceva tardi più arrivavano giovani fidanzati, le vasche del pesce si svuotavano, e io pensavo che tutto sommato Patong non era male.
Fatto sta che quando sono arrivati i gamberi li ho divorati con gioia: carnosi, con un goccio di lime, da mangiare con le mani in un posto dove è normale. Fotografarli è stato più difficile: tovaglietta spiegazzata, piatto color fango, nessuna possibilità di styling. Qui ho fatto un errore: non girare il primo gambero nello stesso verso degli altri due, per rendere armoniosa l’immagine. Quindi, cari amici, non fate il mio stesso sbaglio!

gamberi arrostiti

Dopo aver mangiato il dolce-più-buono-del-mondo, altrimenti detto Mango sticky rice, ho pagato e sono andata via: l’ultima foto l’ho scattata alla cameriera col vestito da Charleston. L’ho tenuta di profilo, intenta a prendere le ordinazioni, lasciando la strada, le vasche, l’ombrello verde a sinistra: al centro, lei, che risalta in maniera naturale col suo vestito a frange ma senza troppa forza espressiva.

cameriera profilo

Patong Beach è un po’ questo: personaggi, odori, suoni, locali sopra le righe che compongono un panorama umano immerso in un clima festaiolo perenne. Se mettere tutto questo in foto che parlino di quotidianità o di eccezione all’ordine delle cose, se per una sera sceglierete di godervi dei gamberi scottati mentre un cameriere vestito con le frange vende un’aragosta a un anziano, dipende da voi: abbandonare il proprio punto di vista per un po’, per me, è stato incredibilmente piacevole.

Mariachiara Montera

Mariachiara Montera si occupa di Digital Pr, organizza eventi, è una foodwriter e una foodblogger.
Nata a Salerno, ha vissuto a Bologna, Milano e ora ha casa a Torino,  dove fanno il gelato più buono d’Italia.
Dopo aver lavorato nell’editoria e nella comunicazione per anni, a marzo 2013 è diventata freelance, dedicandosi al 100% a ciò che ama: il cibo, e le persone che ne fanno parte.

Sito: mariachiaramontera.it
Blog: www.thechefisonthetable.it
Twitter e instagram: @maricler

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