19.06.2017

GUATEMALA MAGICO – I segreti della selva

written by:
Rocco e Giulia | Vitamina Project

19.06.2017

GUATEMALA MAGICO – I segreti della selva

Nonostante avessimo già accumulato nelle nostre gambe e nella nostra testa ben otto mesi di viaggio, non riuscivamo ad abituarci all’idea di attraversare una nuova frontiera, l’ennesima.
Le frontiere ti mettono sempre in soggezione, i pensieri vanno, le preoccupazioni crescono.
Il timore di rimanere bloccati, di non passare il vaglio dei militari. Allo stesso tempo, però, c’è un non so che di stimolante nel passare da un paese all’altro via terra, un qualcosa di esoterico.
Così, dopo svariati giorni passati a fuggire dall’insicurezza di un paese in subbuglio, l’Honduras, arriviamo a El Florido, pronti a passare oltre. Le porte di un nuovo mondo si stavano per spalancare alla nostra voglia di evasione, il Guatemala ci attendeva!

Il Guatemala si rivelò presto un mondo a parte, completamente differente da tutti gli altri paesi dell’America Centrale che avevamo conosciuto. Le sue città trasudano cultura e storia, la sua natura si mostra in tutta la sua generosità, e non presenta vie di mezzo: grandi foreste, catene montuose altissime, vulcani imponenti. E poi l’eco di un popolo leggendario, che secoli or sono aveva dominato in queste terre, i Maya!

DETTAGLI FOTO:  Canon 5d Mark II  / 24mm / ISO 320 – F18

Ormai questo è il terzo articolo che scriviamo per Manfrotto ed è inutile negare che le foto di persone sono le mie preferite. Adoro entrare in contatto con culture diverse, conoscerne le abitudini, le tradizioni e chiacchierare con la persone fino ad arrivare ad un grado di confidenza in cui posso permettermi di chiedergli di posare per me. Questa è una numerosa famiglia guatemalteca, è facile notare i gradi di parentela e le diverse generazioni che la compongono, tutti in abiti tradizionali, tutti caratterizzati dalla stessa adorabile timidezza. L’obiettivo per me ideale rimane sempre il 24mm, mi permette di comprendere all’interno del fotogramma buona parte del contesto e allo stesso tempo, mi impone una certa vicinanza ai soggetti cercando quell’empatia secondo me fondamentale. La sensibilità (ISO) è medio bassa visto che la quantità di luce è molta, mentre il diaframma (F) è quasi totalmente chiuso, questo mi permette di avere una profondità di campo maggiore e quindi mantere a fuoco tutti i soggetti nonostante si trovino su piani focali differenti.

Ma ciò che più colpisce di questo paese è la sua imprevedibilità, la capacità di stupire, di ammaliare il viaggiatore. Per onestà bisogna anche dire che, viaggiare in Guatemala con i mezzi di trasporto pubblici, non è affatto facile, e richiede molta pazienza, sia per le condizioni delle strade, che per la precarietà dei bus locali. Non esistono treni! La parte più turistica e più visitata, però, si distingue dal resto del Paese. Antigua, e il Lago Atitlan sono dei bijoux. Si respira ancora la prosperità del periodo coloniale, e le strade e gli edifici di Antigua trasudano il fascino di storie di conquistadores ed indios sottomessi. Addirittura si parla del Lago Atitlan come del lago più bello del mondo, uno scenario incantevole accarezzato da brezze di energia positiva.

Il Guatemala, però, non finisce qui, ed occorre viaggiare nell’entroterra, spingersi nel cuore di foreste fitte, navigare fiumi dalle acque limacciose per scoprirne i segreti. Fidarsi del proprio istinto di viaggiatore per penetrare mondi sconosciuti.
Quella volta stavamo passeggiando tra le strade di Quetzaltenango, il centro più importante delle province occidentali, quando ad un tratto incrociamo un viandante, come noi. In realtà portava un grande fagotto sulle spalle, che molto probabilmente doveva contenere uno strumento musicale. Ci chiese delle informazioni, ma da forestieri non riuscimmo ad essergli utili. Entrammo però presto in sintonia, raccontandoci le rispettive parabole. Lui era argentino ed era giunto sin li camminando. Quetzaltenango, che i guatemaltechi chiamano Xela, è conosciuta per essere la città delle arti e della musica ed attira viajeros da ogni parte dell’America Latina. Il ragazzo ci parlò, tra le altre cose, di un luogo molto particolare che aveva visitato recentemente. Una laguna mistica, sacra ai maya, le cui acque si trovano nel cratere di un antico vulcano, dove la gente del posto si reca ancora per fare le offerte agli spiriti della natura. Usanze un po’ lontane dalla nostra mentalità di pragmatici europei, rituali ancestrali legati al culto della terra e degli elementi naturali.

Ci incuriosì molto, così decidemmo di andare. Incontrammo qualche difficoltà per reperire informazioni, giacché quelle che ci aveva dato l’argentino risultarono alquanto contraddittorie, a tal punto da credere si trattasse di una fandonia. Qualcosa però ci diceva che non era così e che avremmo dovuto insistere. Viaggiare spesso acuisce l’istinto, ed infatti anche in quel caso ci fu d’aiuto. Trovammo un autobus che ci avrebbe lasciato ad un incrocio, e poi da li avremmo dovuto proseguire a piedi. Era già pomeriggio, il tempo era cupo, ma noi decidemmo di andare lo stesso. Per non farla troppo lunga, varie peripezie ci portarono in alto, sull’orlo del cratere, per poi riscendere sulle rive della cosiddetta laguna mistica. Lì uno scenario incredibile ci accolse: fumi di vapore acqueo si addensavano all’orizzonte, intensificandosi come fossero fitti banchi di nebbia, per poi dileguarsi all’improvviso, regalandoci una vista a dir poco suggestiva. In acqua si scorgevano dei mazzi di fiori rossi, che a rigor di logica dovevano essere offerte rituali. Scoprimmo poi che lì si perpetuano cerimonie sciamaniche, di solito di notte, al chiaro di luna e alla luce del fuoco.

DETTAGLI FOTO:  Canon 5d Mark II  / 24mm / ISO 1600 – F10

Qui siamo al cospetto della laguna sacra nei pressi di Quetzaltenango, vestita di fiori e avvolta nella nebbia che contribuiva a creare un’atmosfera quasi spettrale. Arrivare fin qui non è stato facile ma ne è valsa assolutamente la pena e come potevo non trovare il modo di “fermare” quest’istante? Come sapete, la nebbia non è immobile, si muove, è necessario perciò mantenere alto il livello di concentrazione e l’occhio attento. Decido sempre per il mio fedele 24mm, adatto sia a ritratti di un certo tipo, ma perfetto anche per i paesaggi, è infatti un obiettivo versatile, poco ingombrante e soprattutto, se di buona fattura, non distorce le linee nell’immagine. La sensibilità della macchina (ISO) è alta e questo mi permette di chiudere il diaframma mantenendo a fuoco il più possibile, evitando così che la nebbia si trasformi in una massa grigia informe all’interno dell’immagine. Avendo una profondità di campo ampia, anche il mazzo di fiori in primo piano risulta a fuoco diventando protagonista di uno scenario magico.

Ma quella laguna non fu l’unico stupore, per noi. Il Guatemala è un paese ricco di spunti e di scorci di incredibile bellezza. E’ il caso dell’altra laguna magica, quella di Lachuà, nei pressi della cittadina di Playas Blancas, praticamente ai confini occidentali con il Messico. Per raggiungerla bisogna fare anche qui molto strada, ma prima di tutto bisogna essere motivati, sacrificando varie comodità. E quindi, anche affrontare svariate ore di minivan condiviso, pieno zeppo oltremisura. Strade dissestate, ed un clima torrido. Anche il Paese di Playas Blancas è privo di grazia, e tutto è più scomodo del dovuto. Sono queste zone che furono per lunghi anni ostaggio della guerra civile che martoriò il Paese fino al 1990, circostanza che le escluse per molto tempo dal turismo. Non che ora sia una nota località turistica, quanto meno però è possibile transitare tranquillamente.
La laguna di Lachuà è un incanto, che sarebbe difficilmente spiegabile senza l’ausilio delle foto. Sembra quasi uno scherzo della natura, un’illusione ottica nel cuore di una selva fitta, oggi protetta come Parco Nazionale. Tre ore di cammino, e si giunge a destinazione, lì dove la realtà lascia spazio alla fantasia, o forse dove la fantasia cede il passo alla realtà. Tra queste macchie di selva incontaminata la notte scorrazzano persino i giaguari, i veri signori della foresta, che però non è facile avvistare. Loro sono schivi, camminano quatti quatti, come fossero degli spiriti nelle tenebre, e quando meno te lo aspetti, attaccano.

Una natura generosa, quella del Guatemala, che custodisce segreti millenari.
Lungo il Rio la Pasion, nel distretto di Sayaxchè, scoprimmo siti archeologici di incredibile suggestione. Per raggiungerli, anche in questo caso, bisogna armarsi di pazienza, contrattare un barcaiolo e pregarlo di portarvi nei regni maya, lì dove un tempo visse una civiltà arguta, impavida e coraggiosa. Le acque limacciose del Rio La Pasion fluiscono placide verso sud, tutt’intorno selva. Edo, la nostra guida, ci conduce in un mondo quasi irreale. Una volta scesi dalla barca ci inoltriamo in una vegetazione fitta. I mosquitos ci si avvicinano come api al miele, l’aria è sempre più umida, e sullo sfondo le grida delle scimmie urlatrici sembrano i ruggiti di gorilla infuriati. In realtà, però, sono solo scimmiette che vivono a trenta metri di altezza, monitorando il passo di sprovveduti avventurieri. Non noi. Noi abbiamo Edo che prima di condurci nel cuore del grande sito di Aguateca, ci convince ad attraversare un canyon imponente, di oltre 30 metri, che i maya utilizzarono come confine naturale della propria cittadella. Le emozioni si susseguono, ed il nostro istinto di fotografa e archeologo viene fuori, attratto dagli spiriti che ancora vagano tra quelle romantiche rovine, testimoni di un glorioso quanto drammatico passato.

DETTAGLI FOTO:  Canon 5d Mark II  / 24mm / ISO 640 – F9

Questo è l’imponente canyon di 30 metri che i Maya utilizzarono per difendere la loro cittadella, in questo momento noi ne siamo alla base e l’atmosfera è piuttosto spettrale… Il mio intento era di ricreare la stessa atmosfera anche nell’immagine perciò mantenere un contrasto molto alto, i neri abbastanza chiusi senza perdere però i tagli di luce presenti. Per fare tutto questo mantengo i tempi di scatto medio bassi (1/60) in modo tale che anche nelle zone più scure possa essere letta informazione, chiudo il diaframma (F/9) così il contrasto nell’immagine è notevole e alzo la sensibilità della macchina così riesco a leggere anche i tagli di luce.

E allora non possiamo far altro che abbandonarci ad un simile richiamo, chiudiamo gli occhi, e quando li riapriamo siamo già altrove, nel cuore della foresta selvaggia del Peten, dinnanzi alle grandiose rovine di Tikal, leggendario regno che non morirà mai!

DETTAGLI FOTO:  Canon 5d Mark II  / 24mm / ISO 200 – F13

Questa è una delle piramidi più importanti e conosciute del complesso di Tikal: la piramide del giaguaro. Quando mi sono trovata ai suoi piedi, ho percepito subito l’imponenza e il bagaglio di storia che rappresentava, il sole era già sulla via del tramonto e si trovava giusto alle sue spalle. La mia intenzione era di racchiudere nell’immagine esattamente tutte queste cose: per descriverne l’imponenza decido per un’inquadratura dal basso, sfrutto il sole alle spalle della piramide per creare un effetto di controluce e per mantenere in equilibrio tutti questi elementi mantengo tempi di esposizioni veloci (1/1250), abbasso la sensibilità della macchina visto che la luce mi entrava direttamente in macchina e chiudo il diaframma così mantengo profondità di campo e contrasto.

Testo di Rocco D’Alessadro
Foto di Giulia Magnaguagno (www.giuliamagg.com)

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Rocco e Giulia | Vitamina Project

Rocco e Giulia, classe 1984.
Rocco nella vita è archeologo, accompagnatore turistico e travel blogger mentre Giulia lavora come fotografa professionista e videomaker ormai da parecchi anni.
Insieme hanno creato Vitamina Project, un progetto che si propone di divulgare una filosofia di viaggio eco-sostenibile e di dare assistenza e servizi a tutti coloro che desiderano imparare a viaggiare in maniera autentica e attenta alle diversità dei popoli e delle culture.

Vitamina Project racconta di un lungo viaggio tra i paesi del sud del mondo. Un percorso antropologico e sociale che serve a raccogliere materiale fotografico e scritto, fondamentale per la stesura dei volumi GUIDA VITAMINA, la prima guida-diario per viaggiatori.

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