03.02.2014

PUNCTUM: VITE

03.02.2014

PUNCTUM: VITE

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Il  punctum di una fotografia è quella fatalità che, in essa, mi punge.
Roland Barthes, La Camera Chiara (1980)

Buongiorno a tutti, mi chiamo Camilla e gestisco Zelda was a writer, un blog dedicato alla condivisione delle mie passioni creative più folgoranti.
In realtà, ci conosciamo già: la scorsa estate con IN MY SHOES vi avevo invitato a seguirmi in un percorso a piedi nella mia amata Milano.
Quest’anno, grazie a Manfrotto Imagine More, posso raccontarvi il mio approccio alla fotografia, una delle attività capaci di rendermi più felice e proiettata.

1. punctum incontro

Lo farò a mio modo, senza la pretesa di insegnare nulla: condividendo alcuni dei segreti con cui io e la mia adorata Mrs Canon ci buttiamo nel flusso della vita e scattiamo come delle disperate.

PERCHÉ PUNCTUM?
Ho deciso di intitolare questo progetto “PUNCTUM”, in onore de La Camera Chiara, un bellissimo saggio sulla fotografia scritto dal semiologo francese Roland Barthes (ne ho parlato qui). Al suo interno troverete una definizione, quella di PUNCTUM, che vi farà capire il motivo per cui non tutti gli scatti sono uguali.
Presa coscienza del senso magico di ogni espressione fotografica e di un qui e ora perfetto e immutabile, vi renderete conto che lo scattare foto coinvolge profluvi di contingenze, volontà e incastri, e vi verrà un’insopprimibile voglia di tentare di fissare quanti più PUNCTA possibili.
Non bisognerebbe mai dimenticarlo: la fotografia è una insospettabile stregoneria! Invischiata fino all’ultima lamella con la meccanica, emana una serie infinita di variabili che partono dal sentimento di chi guarda nell’obiettivo, passando per quello di chi viene fotografato, fino alla percezione di chi ne osserva i risultati. Ma non basta questo, c’è molto di più: un sentimento del tempo, il coinvolgimento della luce, la trama infinita di vettori che intersecano il nostro spazio, un’aura insopprimibile dell’essere nelle cose del mondo e tanto, tanto altro.

Proprio per quest’ordine di riflessioni, ho deciso di incontrare sei amici, in quattro situazioni differenti. Ho pensato di farlo durante ore di puro svago, di fotografare i loro volti e di raccontarvi quello che io vedo in loro, affidando alla fotografia il magico potere del racconto sotteso, silenzioso ma presente.

Nelle ultime settimane, ho dunque fotografato (in ordine d’incontro):

1. la mia amica Justine Romano de Le Funky Mamas, compagna di avventure al limite dell’eroico e presenza imprescindibile dei miei giorni;

2. punctum incontro - justine

2. Canio Salandra, meglio conosciuto come The Sputnik Guy, un artista dello sguardo sublime e significante;

3. punctum incontro - canio

3. Riccardo Casiraghi e Stefano Paleari, anime di Gnam Box, un progetto di cultura gastronomica che riserva grandissimo spazio alla cura dell’immagine;

4. punctum incontro - gnam box

4. Laura Anzani, attrice e produttrice di indubitabile fascino, intensa ed emozionante, amica di risate interminabili;

5. punctum incontro - laura

5. Clelia Bos, musicista e compositrice immensa, nonché socia adorata di ogni mio progetto di gloria, presente e futuro (con lei condivido l’esperienza di Bastian Contrari).

6. punctum incontro - clelia

Ognuna di queste persone ha generato SITUAZIONI MOLTO DIVERSE TRA LORO. Quali?

7. punctum incontro - justine

1. Confidenza totale: con Justine c’è una tale amicizia che scattare è un gioco veloce e infallibile. Ogni volta che la incontro, so di portare a casa una scheda con almeno un PUNCTUM indimenticabile!

8. punctum incontro - gnam box e canio

2. /3. “Prima volta”: non avevo mai fotografato Canio, Riccardo e Stefano e il fatto che siano dei bravissimi fotografi non mi faceva sentire tranquilla. Abbiamo deciso di incontrarci tutti (loro sono amici da tempo) in quel di Cascina Cuccagna, un paradiso di colore e natura in piena città. Io portavo sulle spalle un pesante zainetto di ansia da prestazione, lo confesso.

9. punctum incontro - laura

4. Con qualcuno del mestiere: Laura è una professionista dell’espressività, con lei creare una situazione di gioia, malizia o di profonda tristezza è molto facile. Questa è una di quelle situazioni in cui amo ipotizzare scenari diversi e cercarli nelle pieghe del volto di chi mi sta di fronte.

10. punctum incontro - clelia

5. Con qualcuno che non ama l’obiettivo: Clelia non ama farsi fotografare, la capisco perfettamente: anche per me è difficilissimo. Abbiamo deciso di tentare qualche scatto perché ritengo che la sua vita costellata di soddisfazioni creative e intuizioni pulsanti vada in qualche modo documentata. Siamo agli inizi, torneremo presto a produrre nuovi scatti.

COME AFFRONTARE QUATTRO SITUAZIONI TANTO DIVERSE? Ecco qualche suggerimento maturato sul campo!

In genere è sempre bene avere in mente un progetto, un’idea che veicoli i vostri scatti.
Nelle mie quattro situazioni non cercavo concetti astratti o idee artistiche rivoluzionarie, quanto più situazioni che contribuissero a regalarmi dei buoni scatti. Nel caso di Laura sapevo che qualunque posto me ne avrebbe regalati di soddisfacenti; con Canio e i Gnam Box ho preferito una situazione informale e in movimento; con Justine abbiamo sfruttato una pausa di lavoro nel sottotetto invaso di luce del nostro quartier generale; con Clelia mi sono regalata una passeggiata in una Milano deserta per via del fine settimana. Se tutto poteva apparire dettato dal caso, c’era in realtà una scelta a priori, basata sullo studio delle singole situazioni.

Mettere a proprio agio il soggetto da fotografare è fondamentale, almeno quanto predisporre se stessi alla massima rilassatezza.
Di fronte al soggetto che devo fotografare, io di solito parlo (parlo sempre, in realtà, ma questo è un altro discorso): do indicazioni sulla posizioni dei piedi e dello sguardo, arrivo a chiedere particolari torsioni del mento, ma in realtà lavoro meglio nelle pause, tra un’indicazione e l’altra.
Lo scatto migliore è quello che ferma un momento in cui il soggetto rilassa i muscoli e perde di vista il suo essere centro (o vittima, dipende da come uno lo vive) dell’attenzione del mio obiettivo.

11. punctum incontro - canio e gnam box

– Considerare sempre ciò che contorna il soggetto fotografato, anche in condizioni di primissimi piani.
Amo farmi aiutare dal contesto perché quello che vedo nell’obiettivo della mia macchina è un quadro pieno di vita: il soggetto fa parte di una serie di linee e di riquadri. Chiamatela regola dei terzi o definitelo sentimento, poco importa: per me non esiste mai un soggetto senza un suo passaggio nelle cose della vita. Si tratta di aria, di movimento di particelle: cose impalpabili ma presenti.

Studiare tratti caratteristici del soggetto e fotografarlo molto prima di usare la macchina. 
L’osservazione è tutto nella fotografia: tratti caratteristici di un volto possono diventare i vostri migliori alleati o essere smussati da angolazioni, distanze, avvicinamenti estremi. Il viso è una geografia interessante, lo sono anche i corpi e persino certi sguardi. Studiate l’aspetto del vostro soggetto, sondate la sua interiorità. Se non lo conoscete, incontratelo prima dello shooting, guardate come si muove, individuate ciò che potrebbe metterlo a suo agio e ciò che lo valorizza: in tal modo, la parte più complessa del lavoro ve la sarete portata a casa!

Allenare lo sguardo. Sempre.
Minor White diceva: “Io, per esercizio, fotografo sempre mentalmente ogni cosa”. Esercitate lo sguardo anche voi. Attraverso l’opera di altri fotografi, attraverso il cinema o l’arte figurativa. Camminate senza meta, come un flâneur baudelairiano, annusate la vita e cercate le sue cornici.
C’è una fotografia meravigliosa di Orson Welles a cui sono molto affezionata e che condivido qui, in chiusura di post. Alle spalle del grande regista compaiono un occhio e I, la prima persona singolare inglese, uniti dal simbolo dall’uguaglianza. Occhio uguale a Io. Che diventi il vostro primo e più forte assioma.

12. orson welles

Nel prossimo post parleremo di sfondi e contesti.
Buone sperimentazioni!

Camilla
Zelda was a writer

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